Valle del Treja

Tra le necropoli della Valle del Treja: Pizzo Piede e le tombe scavate nella roccia

La valle del Treja, nel Lazio settentrionale, conserva un patrimonio archeologico eccezionale, testimoniato da più necropoli e luoghi sacri legati alla civiltà falisca. Tra queste, Pizzo Piede si distingue per le tombe scavate nella roccia, ma non è l’unico sito rilevante: la necropoli della Petrina, il cavone di Monte Li Santi e il santuario associato formano un complesso integrato di altari, tombe e paesaggi tufacei. Ecco quali sono i principali luoghi sacri e funerari, i loro elementi architettonici e il valore paesaggistico che li rende straordinariamente significativi nel parco regionale della Valle del Treja.

Pizzo Piede e le sue tombe scavate nella roccia

Pizzo Piede
Sergio Mancini

Pizzo Piede si trova in una posizione elevata, dove si aprono tombe a camera scavate nel tufo, databili tra VII e V secolo a.C. La tomba meglio conservata presenta un corridoio, sarcofagi litici e un letto funerario addossato alla parete di fondo, probabilmente destinata a una coppia con un figlio. Altre sepolture, in parte coperte dalla vegetazione, confermano la presenza di almeno cinque tombe in stretta vicinanza.

La collocazione delle tombe suggerisce una progettazione attenta: le camere ipogee dimostrano conoscenze ingegneristiche e una cura specifica verso i defunti. È evidente una distinzione tra sepolture ordinarie e più raffinate, legate a famiglie di rango. Il sistema rituale conferma un rapporto consolidato con la dimensione funeraria e cultuale.

Il sito è inserito in un ambiente naturale integro, dove la roccia tufacea dialoga con la vegetazione e il panorama circostante. Vi si arriva percorrendo il sentiero CAI 16, partendo dal ponte della vicina Calcata vecchia.

La necropoli della Petrina

necropoli della Petrina
Beni Culturali

La necropoli della Petrina è tra le più antiche conosciute a Narce, l’insediamento risalente all’età del bronzo e poi abitato da popolazioni etrusche e falische, scoperta alla fine dell’Ottocento. È articolata in tre nuclei funerari scavati nel pendio tufaceo vicino al corso del Treja. Le tombe sono pozzetti e camere ipogee, con materiali votivi e strumenti legati al rito funerario, testimonianza delle fasi più antiche della frequentazione della zona.

L’area offre un quadro degli sviluppi culturali tra l’età del bronzo e prima età del ferro. I ritrovamenti mostrano una continuità di utilizzo che attraversa secoli, integrando ceramiche, armi, ornamenti e oggetti di prestigio. L’evidenza archeologica suggerisce una comunità che presentava strutture sociali complesse e riti funebri codificati.

Attualmente la necropoli è visitabile solo parzialmente, con indicazioni minime e segnaletica discreta. La fruizione richiede sensibilità verso il contesto e il rispetto dell’ambiente naturale. Resta una tappa significativa per comprendere l’evoluzione della cultura falisca a Narce.

Il cavone e il santuario di Monte li Santi

Santuario falisco di Monte Li Santi
Wikimedia Commons

Il cavone di Monte Li Santi è una via cava tufacea laterale al colle principale, utilizzata fin dall’antichità come necropoli monumentale. Le tombe sono sia a fossa sia a camera e talvolta presentano accessi decorati. Si ritiene che qui fossero condotti riti funerari particolarmente articolati, associati alla vita religiosa del santuario soprastante.

Il santuario, posto lungo il Treja ai piedi del colle, risale al VI secolo a.C. e rimase attivo fino al II secolo a.C. Era dedicato a divinità legate alla fecondità e forse all’acqua, viste le sue vicinanze fluviali. Gli scavi hanno portato alla luce strutture sacre, votivi come maschere in terracotta e chiavi in ferro, simboli del rito di chiusura o inaugurazione.

Il complesso sacro e funerario costituisce un’unica realtà funeraria e spirituale: si attraversava il cavone per accedere alle tombe, poi si procedeva verso il santuario. L’elemento della processionalità rituale emerge in modo chiaro, confermando una connessione tra defunti, vivi e divinità all’interno del paesaggio sacro.

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I tufi e il trono del peccato

Il paesaggio tufaceo della valle del Treja è dominato da spettacolari affioramenti rocciosi che hanno favorito la costruzione delle necropoli e dei luoghi sacri. I tufi offrono una materia facile da lavorare e resistente, ideale per scavi e strutture rupestri. Lo stesso materiale costituisce il fondamento visivo dell’intero sistema archeologico.

Tra le formazioni più suggestive si individua il cosiddetto “trono del peccato”, una nicchia naturale scavata nella parete tufacea, probabilmente utilizzata per rituali o spazi di meditazione legati alla religione falisca. La sua funzione simbolica è ancora dibattuta, ma resta un elemento significativo per interpretare le pratiche spirituali locali.

L’importanza dei tufi non si limita all’aspetto materiale: essi definiscono l’identità funzionale del territorio. Le vie cave, le tombe e i luoghi sacri sono integrati in uno scenario coerente, dove la geologia diventa archeologia, offrendo un esempio di come natura e ritualità si compenetrino in modo organico.

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